mercoledì 9 dicembre 2009

Intervista sul quotidiano "La Città" - Teramo


maximiliano_sanvitale





















Questa intervista è stata ospitata sulla testata “La Città” la mattina del 28 Novembre 2009. Si ringrazia ovviamente l’intervistatrice.
Questo sabato alle 18.30 presso i locali della Villa Comunale di Roseto degli Abruzzi sarà presentato “Syncroniric”, edito da Opera Editrice, romanzo d’esordio per Maximiliano Sanvitale, giovane scrittore abruzzese. Interverranno la D.ssa Federica D’Amato, in qualità di presentatrice e il direttore della biblioteca comunale di Roseto, Mario Giunco, noto bibliofilo locale. Per avere un assaggio in anteprima, abbiamo intervistato l’autore.
Syncroniric, un titolo un po’ insolito per l’opera prima di uno scrittore italiano, come mai questa scelta?
Vero, in effetti nasce da un gioco di parole che nasconde in sé la sincronicità degli avvenimenti e i sogni; il mondo onirico.
Sincronicità e mondo del sogno, una sorta di metarealtà , ma in poche battute di cosa tratta il suo libro?
Tratta di quattro personaggi (non in cerca d’autore), un seminarista, un cyborg, un non-morto e un sognatore che si muovono in tempi e realtà differenti, perseguendo scopi diversi…e cattivi, cattivissimi che ovviamente cercheranno di metter loro i bastoni tra le ruote. Il tutto condito con atmosfere oscure, alle volte surreali, sicuramente futuribili e assurde.
Futuribili, perché?
Perché la storia si sposta tra il 1886 e il 2023. I luoghi sono Boston, Roma e New York, città che ho immaginato proiettate al di là del nostro universo presente.
CopertinaParlava dei cattivi un momento fa, ma l’universo del male che lei descrive ha per caso a che fare con queste particolari città o, quella dei luoghi è stata una scelta casuale?
Onestamente le scelta di N.Y. è dovuta al fascino che provo nei confronti delle megalopoli americane, mentre quella di Roma è dedicata proprio ai cattivi di questa avventura.
Si legge tra le righe del suo romanzo un “leggero” atto d’accusa al Vaticano, anche lei vittima del fascino del Da Vinci Code di Dan Brown o sono ben altri gli scrittori che l’hanno ispirata?
Per quanto possa stimare un uomo che riesce a far vendere oltre 80 milioni di copie e a far tradurre il proprio libro in 19 lingue, il mio romanzo non nasce da una ricostruzione pseudo storica di misteriosi segreti ecclesiastici. In questo senso credo di essere molto più debitore a Philip K. Dick, uno dei maestri del genere fantascientifico, insieme ad Asimov e Ballard. Debito che, tuttavia, ho riscontrato dopo aver terminato la correzione dell’opera. A volte credo ci sia una coscienza una sorta di coscienza creativa collettiva; ma questo è un altro discorso.
Magari, più che coscienza creativa corale, potrebbe essere una semplice influenza, data da numerose letture del genere, non trova?
Beh, può darsi, sicuramente leggere aiuta molto.
A questo punto è chiara la sua passione per la fantascienza, ma cosa significa per un autore emergente esordire con questo genere sul mercato editoriale attuale?
Vuol dire avere una strada molto in salita. Come genere non è più amato come diversi anni fa. Oggi c’è solo una nicchia di aficionadosche per fortuna resta attaccata a certe tematiche; è questo che mi da sempre speranza.
E come prima uscita sul mercato del libro quali difficoltà ha incontrato e quali mezzi ha usato per promuoversi?
Essere uno scrittore emergente: questa è la difficoltà principale. Non essendo un nome gli editori diffidano per natura. Inoltre la grande distribuzione tende ad ignorare gli autori minori, non essendoci garanzia di grandi volumi di vendita. Per la promozione uso principalmente il web (social network, blog), passaparola. Un grande aiuto me lo hanno dato gli amici e amici di amici. Ma ho riscontrato anche che qualcuno, senza conoscermi personalmente, ha “acquistato il mio prodotto”. La cosa mi ha reso felice.
Con Syncroniric si “chiude un libro” o si apre un altro capitolo?
Credo che scrivere sia un qualcosa che uno si stente dentro e posso anticipare che sì, è previsto un continuo del romanzo e che attualmente è in fase di prima revisione.
In bocca al lupo allora!

Articolo su Eidos - Roseto d.A.

Riporto l'articolo scritto su di me da Luigi Braccili, storico giornalista abruzzese, esperto di tradizioni e arte locale.

Un'opera prima
Maximiliano Sanvitale: impegnato fra il fantastico e l'onirico
Un libro di un giovane rosetano destinato a chi ama letture alternative
Fa parte della schiera delle quale di tanto in tanto ci occupiamo e che si identifica nella rubrica, tutta nostrana , "nati altrove, oggi rosetani".
Ebbene Maximiliano Sanvitale, giovane scrittore, catturato dalla passione, in senso di scrittura s'intende, per la fantascienza, ha pubblicato per OPERA editrice di Pietranico un'opera prima, scusate il bisticcio di parole, che reca il titolo più esplicativo di "Syncroniric" e che, con l'intenzione spinosa tematica presente/futuro, parte dal (2008) per inoltrarsi nel nebuloso futuro (2023).
Sanvitale, giovane laureate in Scienze della Comunicazione dell'Università di Teramo, ha deciso di intraprendere un itinerario nella scrittura non per opporre sfoghi ai ricorrenti nonché immancabili pruriti giovanili, bensì dopo un viaggio con abbondante residenza in U.S.A. (New York, Boston, Kansas City).
Ha scelto, per il suo esordio letterario un settore non leggero, ma serioso che induce alla riflessione, indicato  con un nome composto: fantascienza e che, durante la propria permanenza nell'oltreoceano, non ha mai smesso di chiamare "science fiction".
E' così che ne è venuto fuori che si rivela pulito, con toni sobri, ben lontani dalle impostazione correnti della instabile fantascienza e soprattutto la preparazione lessicale di chi scrive. Chi legge il libro, giusto per fare un esempio, non può non ammettere la validità quasi ritmica e rilassante dei dialoghi. commentando il testo, a fine lettura, c'è stato chi, non un critico. ma uno abituato a riflettere su quello che legge, ha previsto per il giovane un futuro di sceneggiaore, cine o tv non importa, ma c'è da crederci. Per ora è importante solo che il libro sia letto, o meglio si faccia leggere.
Non è certo una previsione paradossale.
(L.B.)





lunedì 23 novembre 2009

Getting a Cyber into the Punk










Il cyberpunk.: cos'è, dove nasce e dove ci ha portato?

Ad essere pignoli di storie allucinate e surreali, apocalittiche ed oscure, nonché figlie della psichedelia anni '60 e '70 ce ne sono molte e un autore su tutti può tranquillamente essere considerato il precursore del genere: Philip K. Dick.
Ma le acque da cui sono salpati i primi autori sono anche bagnate dalle distopie di Orwell e Huxley, veri e propri mondi tecnocratici.
Tuttavia, il genere cyberpunk nasce ufficialmente nel 1984 con l'opera di William Gibson The Neuromancer tradotto come Il Neuromante. Una storia che intrecciava il destino di emarginati (assassini, ricettatori, hackers), potenticorporationszaibatsu (mafia giapponese) e mondi virtuali, il tutto ambientato in futuro caotico e violento, onnivoro e oscuro. Una Terra consumata da un repentino progresso tecnologico, caratterizzato da mutamenti sociali ed economici velocissimi e segnato dalla fusione di corpo, mente e macchina.
Questo, forse, il nucleo stesso del movimento: l'integrazione e la convivenza nel corpo umano di chip, sensori, arti meccanici, giubbotti antiproiettili sottocutanei, artigli ad estrazione montati nelle braccia, rasoi che escono dalla punta delle dita, cyberdeck (futuristici computer usati per connettersi all'infinita Matrice) con spinotti da collegare direttamente nella nuca o nel polso. Ma non solo, sono anche molto forti le istanze dimutamento sociale, di rifiuto dell'esistente.





Questo era il futuro visto nella prima metà degli anni '80 da Gibson, ma non solo da lui: infatti a questi dobbiamo aggiungere, solo per citarne alcuni, Bruce Sterling (il co-fondatore del genere), Pat Cardigan (scrittrice) e John Shirley (sceneggiatore e scrittore). Proprio per la la peculiarità delle atmosfere e delle ambientazioni, il cyberpunk divenne presto un sottogenere della fantascienza e, secondo alcuni, il genere terminò con il romanzo del duo Gibson-Sterling The Difference Engine (trad. it. La macchina della realtà) che segnò l'avvento di un nuovo genere: losteampunk, che consiste nel mixare le atmosfere del passato con tecnologie avveniristiche. Di questo genere si considerano come precursori H.G. Wells e Jules Verne (e ci mancherebbe!), mentre gli autori contemporanei citiamo Michael Moorcock con la sua trilogia mai tradotta in Italia A nomad of the Time Stream e Gregory Keyes con The Age of The Unreason.. Tra i fumetti citiamo Steampunk di Joe Kelly e Chris Bachalo, La lega degli Straordinari Gentlemen di Alan MooreNei manga e negli anime c'è Trigun, di Yasuhiro Naitou. Infine, come dimenticare Ritorno al Futuro: Parte III?


Maximiliano Sanvitale per Carta Straccia

sabato 14 novembre 2009

Leccando Rane Elettriche

Cari cybernauti.,
Era da tempo che non scrivevo, quasi un mese. Il lavoro, ahimè, porta via molto tempo ed è difficile esserci, parlarvi. Tuttavia, è con estremo orgoglio  che invito chiunque mi leggerà a partecipare a questo evento che noi di Carta Straccia stiamo organizzando da un mese. Il tema, cari miei, è il genere cyberpunk nelle arti: grafica, letteratura, musica e chi più ne ha più ne metta!
Eccovi la locandina virtuale dell’evento curata da Fabio di Campli e Simone Angelini:

Domenica 22 novembre 2009 alle ore 21.00

Orange Rock Cafè (Via N. Sauro, Pescara)

“Leccando Rane Elettriche” è una serata evento organizzata dalla fanzine culturale Carta Straccia e che avrà luogo Domenica 22 Novembre presso l’Orange Rock Cafè (Via N. Sauro, Pescara).
La serata ha come tema principale il Cyberpunk, corrente controculturale underground nata negli anni ’80 dalle fervide menti di William Gibson e Bruce Sterling, che ne ha scritto il manifesto poetico-politico “Manifesto della nuova fantascienza”.
Il Cyberpunk in definitiva tratta il rapporto dell’uomo con la tecnologia, il tutto con un approccio psichedelico e una forte connotazione politica e sociale. Questa corrente tocca vari campi d’interesse come il cinema (ricordiamo “Blade Runner” di Ridley Scott), la letteratura (ad esempio “Il cacciatore di androidi” di Philip K. Dick), il fumetto (il più conosciuto è “Akira” di Katsuhiro Otomo) e la musica (tra gli altri, il gruppo americano Nine Inch Nails).
La serata verrà sviluppata attraversi tre fasi: un dibattito divulgativo che avrà come relatori gli scrittori Maximiliano Sanvitale e Marco Taddei, la proiezione del film “Tetsuo” di Shinya Tsukamoto ed un DJ Set a tema curato dal gruppo “The Soundbusters”; il tutto sarà accompagnato daperformances artisticheinstallazionivideoproiezioni
ed esposizioni.

Vi attendiamo NUMEROSI!!!!

Maximiliano Sanvitale

mercoledì 21 ottobre 2009

Chiedete alla polvere


Titolo un po’ Dickiano (ricordate la polvere invasiva/corrosiva di “Anche gli androidi sognano pecore elettriche?”) ma molto evocativo, questo “Polvere sulla testa” di Fabio Di Campli, creativo ortonese, si presenta così: la copertina è oscura, semplicemente elegante. Il formato è quadrato, forse un po’ inusuale per la pubblicazione di racconti adult oriented.

Poi si entra dentro. Una storia che si può leggere gradevolmente tutta d’un fiato. E’ breve, concisa, graffiante. Ma sarei ingeneroso, e io non posso permettermi di esserlo.

Il protagonista della storia agisce aristotelicamente: la storia nel suo essere succinta rispetta l’unità di tempo, di spazio, d’azione. Egli cammina, cerca, osserva, scruta. Cosa? Se stesso? La verità sul mondo totalitario che circonda, ghermisce, schiaccia ogni identità individuale?

L’angoscia, il senso di alienante solitudine nella propria unicità, un desertico dolore. La consapevolezza della propria unicità che non può essere demandata ad un numero stampato su di un chip impiantato. Né al cieco assenso a un regime.

E, parafrasando il Ridley Scott di Blade Runner, tutto questo finirà, come lacrime nella polvere.

Maximiliano Sanvitale

lunedì 19 ottobre 2009

Intervista per Buongiorno Regione Abruzzo

L'intervista al sottoscritto è stata fatta da Umberto Braccili, che colgo l'occasione per ringraziare.

Maximiliano Sanvitale

lunedì 12 ottobre 2009

2023 A.D.



Questo video spinoff (gli eventi accadono nello stesso anno della storia di Syncroniric, il personaggio è nuovo, invece) è andato in onda Su Sky, canale 609 dopo essere stato personalmente contattato da Paolo Passalacqua nell'ottobre del 2009.

lunedì 21 settembre 2009

Presentazione a Pescara, Biblioteca "Di Giampaolo"




Sabato 19 settembre a Pescara si è tenuta la seconda presentazione di Syncroniric. Vorrei ringraziare tutti i presenti che hanno potuto condividere l’evento insieme al sottoscritto. Per gli assenti, che sappiano che presto su youtube.com caricherò gli estratti dell’evento. Siete stati calorosi, simpatici e mi avete fatto davvero delle belle domande. Ringrazio Carta Straccia, la prof.ssa Torazzo e il consorte, le associazioni Italia Nostra sezione Pescara, “Form-Art”, la Regione Abruzzo e la Biblioteca “Di Giampaolo” per l’ospitalità. Infine, non meno importanti, i miei genitori,Opera Editrice, gli amici di famiglia, di scuola, d’università e di vita che mi stanno accompagnando in questa curiosa e meravigliosa avventura culturale.
Un grazie di cuore a tutti voi, mi avete dato coraggio per andare avanti e per non demordere mai. Sarà la mia personale R-Esistenza! :D

martedì 15 settembre 2009

Intervista per Radio Frequenza - Teramo

Questa intervista è stata rilasciata a Monifica Ferrante di Radio Frequenza, la radio dell'Università degli Studi di Teramo nel settembre del 2009. Si affrontano le principali tematiche del libro, le controversie e i progetti futuri.
Tutti i diritti riservati a Radio Frequenza.
Ringrazio Monica e Giovanni per la pazienza e l'ascolto.
Sono doti rare.





giovedì 3 settembre 2009

Ho fatto un sogno


Questa notte ho fatto un sogno.

Ho sognato un Paese diverso, democratico, pluralista, tollerante.

Ho sognato uomini e donne che non dovevano essere ghettizzati, picchiati, uccisi per i loro gusti sessuali, o per i loro aneliti politici o il colore della pelle.

Ho sognato una stampa davvero libera che non fosse ricattata o ricattabile dai potenti. Giornalisti che ci mettano la faccia, le gambe e il cuore nel proprio mestiere e che combattano non per dare segnali di sottomissione ai potenti ma per informare i deboli e gli oppressi esclusi dalle stanze dei bottoni.

Ho visto un futuro in cui i giovani possono costruirsi una famiglia e avere figli senza l’umiliazione di una gavetta gratuita infinita.

Ho creduto in un potere trasparente non corrotto, non colluso con la Mafia, non amico delle banche e delle aziende e ostile all’opinione pubblica e alla vera e autentica libertà di pensiero.

Ho visto uomini e donne abbandonare le proprie barriere ideologiche per superarle e costruire insieme giustizia, equità sociale, diritti di tutti.

Ho sognato poliziotti che difendevano il popolo dalle ingiustizie e che non facevano cerchio intorno alle autorità vessatrici che infestano la nostra nazione per manganellare chi aveva perso il lavoro.

Ho pianto vedendo i bambini giocare liberi e sereni proiettati in un futuro migliore di quello che è stato riservato a noi, generazione Zeta.

Con sguardo sereno respiravo un’aria pulita, non sporcata dagli affari dei termovalorizzatori regalatici dalla Camorra.

Ho visto politici pragmatici che risolvevano i problemi delle persone che credevano in loro senza tradire il mandato elettorale.

Ho visto una Costituzione su un piedistallo, protetta da una teca di vetro indistruttibile, meta di pellegrinaggio e causa di lacrime di gioia solo per il semplice fatto di essere stata scritta, meditata, interiorizzata, attuata.

Ho visto il clero, svestirsi della propria ipocrisia, mettere sandali e saio per rinunciare all’oro e alle ricchezze e aiutare davvero i diseredati della terra.

Ho visto tutto questo. Ma mi sono svegliato, passando da un sogno all’incubo del reale.

E ci sto male.

lunedì 24 agosto 2009

“Fiammiferi e altri racconti”: horror humanus est


Finalmente ho avuto la possibilità di leggere la prima raccolta ufficiale di racconti di Salinoch, amico di vecchia data e collega di penna, dal titolo “Fiammiferi e altri racconti”, edita da Zona. Il genere prediletto dall’autore è quello dell’orrore, del paradosso, dell’incubo ad occhi aperti. Infatti, da questi non ci può essere fuga dalla realtà. Non ci può essere nessuno sconto, nessuna indulgenza.

Salinoch squarcia il velo dell’incubo riversando le nostre paure più profonde nel quotidiano, nel possibile, direttamente nel rassicurante teatrino della modernità, dove crediamo, pensiamo di sentirci al sicuro, ma non lo siamo.

“Fiammiferi” mette a nudo i mostri della contemporaneità, come uno specchio infedele e malvagio che mostra del padrone non la parvenza della carne ma l’anima oscura che vi è imbrigliata all’interno. Lo stile è asciutto, leggero, le pagine scorrono velocemente per ciascuna storia.

Tanti sono i temi trattati, come la nascita, la morte, la religione, la scienza, l’infanzia, la xenofobia. La tensione è sempre molto alta e la paura è assicurata: difatti, il senso di straniamento che si prova leggendo ad esempio le storie di “Fior di Tenebra” o di “Attenti al Cane” non può essere descritto facilmente. E’ molto simile a uno shock o, se si vuole, a un pugno nello stomaco ma bisogna arrivare all’ultima riga dell’ultima pagina di ogni racconto per rendersi conto, spesso troppo tardi, che siamo stati già colpiti senza pietà.

Particolare menzione merita uno dei racconti che più mi ha rapito, dal titolo apocalittico “Tanto vale morire per l’eternità”, in cui si mescolano sapientemente schizofrenia mediatica, scientifica e sociale. Ma oltre non posso andare, di più non posso dirvi.

Non mi resta che raccomandare queste favole della non-buonanotte a tutti voi.

Chapeau.

mercoledì 22 luglio 2009

Romanzo Grunge: finalmente si torna “on the road”


Ho avuto modo di leggere in questi ultimi giorni “Romanzo Grunge (titolo da cambiare)” di Severino Iuliano, edito da Demian nel 2008. Conosco l’autore da tempo ma avevo visto solo la sua produzione audio/video con il fratello Aldo, di progetti scritti s’era parlato a voce ma attendevo al varco una sua uscita nel settore della narrativa contemporanea. Questo libricino d’esordio (il formato è pocket, ottima scelta editoriale) consta di ben 248 pagine tutte tenute insieme da una meccanica narrativa serrata, flash back e momenti “di viaggio” piazzati nei punti giusti della storia.

Il titolo: l’uso dell’aggettivo “grunge” non è forzato o privo di significato perché la storia parla di tre ragazzi americani di periferia (Joel, Simon e Sal) che vivono la loro vita seguendo, ascoltando, respirando il “grunge”, genere musicale che ha rivoluzionato il rock all'inizio degli anni 90, spiazzando l’imperante heavy metal vincitore degli anni 80. QuindiHo avuto modo di leggere in questi ultimi giorni “Romanzo Grunge (titolo da cambiare)” di Severino Iuliano, edito da Demian nel 2008. Conosco l’autore da tempo ma avevo visto solo la sua produzione audio/video con il fratello Aldo, di progetti scritti s’era parlato a voce ma attendevo al varco una sua uscita nel settore della narrativa contemporanea. Questo libricino d’esordio (il formato è pocket, ottima scelta editoriale) consta di ben 248 pagine tutte tenute insieme da una meccanica narrativa serrata, flash back e momenti “di viaggio” piazzati nei punti giusti della storia.

Il titolo: l’uso dell’aggettivo “grunge” non è forzato o privo di significato perché la storia parla di tre ragazzi americani di periferia (Joel, Simon e Sal) che vivono la loro vita seguendo, ascoltando, respirando il “grunge”, genere musicale che ha rivoluzionato il rock all'inizio degli anni 90, spiazzando l’imperante heavy metal vincitore degli anni 80. Quindi: canzoni semplici, d’impatto, orecchiabili che s’insinuano subito nelle vene e fanno scuotere la testa a ritmo. I loro maggiori epigoni sono stati Pearl Jam, Nirvana, Pixies, Soundgarden, Alice in Chains che, ovviamente, hanno  fortemente influenzato i personaggi della storia: i tre, infatti, vestono camicie di flanella e jeans e parlano in una maniera colorita, vivace (qui meriterebbe una menzione a parte il nonno di Sal, ovvero una specie di “Nonno Grunge”) e a tratti violenta. I tre, inoltre, sono caratterizzati dall’uso di droghe psicotrope, dall’andare a feste d’ogni tipo e dal detestare il metallaro “true”, senza macchia e senza paura. Ma questa non è che la superficie dell’opera.

La trama: come già anticipato, il racconto è complesso, lo svolgersi degli eventi è non-lineare, serrato, sembra sempre che la tensione narrativa raggiunga il suo massimo per poi tornare sotto controllo, diretta come un treno verso un esplosivo quanto spiazzante finale. La colonna sonora, perché qui proprio di questo si tratta, è stata “composta su carta” dai pezzi più famosi degli artisti sopracitati,i cui pezzi spesso vengono tirati in ballo nelle più svariate situazioni (vedi la “serata della castagnata”). Inoltre, l’ambientazione degli eventi è caratterizzata dal tema del “viaggio” e della “ricerca di senso”, attraversando l’America dalla periferia verso il grande centro metropolitano. Lo stile non è mai piatto e l’autore, cerca soluzioni originali anche a livello di meta-narrazione (memorabile, a parere di chi scrive, il momento in cui le azioni dei personaggi hanno effetto sul narratore stesso).

Il messaggio: ogni libro contiene un messaggio che si vuole lasciare ai lettori. Naturalmente è il destinatario della comunicazione che interpreta e fa propria la comunicazione di chi scrive, quindi, posso dirvi solo quello che ci ho visto leggendolo attentamente. Difatti, Severino Iuliano lascia al lettore un forte messaggio di rifiuto e ribellione verso l’esistente, una rabbia frustrata, un greve senso di nichilismo e di completa privazione del futuro. Nella fattispecie, IL NOSTRO, Quello della generazione nata a cavallo tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80.

Insomma, un libro che si fa leggere portando il lettore attraverso un ricco flusso di storie e tragedie umane che s’intrecciano, si mescolano, annullandosi nella folle corsa delle tre menti “on the road”. Un libro a tratti duro e spietato, ma fatto per tutti coloro che hanno intenzione di svecchiare le proprie esperienze di lettura e rinfoltire la propria teca con un testo che, se non ora, tra qualche anno tornerà prepotentemente a far parlare di sé.

Chapeau.



Maximiliano “ma-che-cazzo-scrivi-su-questo-blog” Sanvitale

venerdì 17 luglio 2009

Camera Oscura - Episodio I


Un rumore convulso di tasti digitati si spandeva prepotentemente in una stanza buia, la sola luce del monitor s'irradiava per conferire una forma vaga a reale. Le mani piccole e tozze di un uomo si muovevano sicure lungo la tastiera “QWERTY” mentre il suo respiro affaticato, unito al ronzare del computer, accompagnava il silenzio sepolcrale dell'ambiente. Nel mentre, di poco a lato, una stampante vomitava fogli sporchi d'inchiostro sbiadito.
Il suo nome era
Richard, un ispano-americano sulla quarantina. Una persona schiva, alienata e con una particolare passione morbosa: la fotografia.
D'un tratto distolse la sguardo stanco dal monitor per alzarsi dalla sedia. Non sentiva più le gambe perciò decise di farsi una camminata per casa: aveva passato troppe ore davanti al personal computer. Attivò l'interruttore della camera e alzò la tapparella della finestra per fare entrare un po' di luce. Deludente, pensò, come al solito ho perso la cognizione del tempo e anche oggi non sono riuscito a beccare la luce del giorno che mi serve...
L'ambiente, illuminato a tratti da una luce azzurrina data un neon mal funzionante, mostrò i segni del classico scapolo emarginato e, chiaramente, solo: c'erano panni sporchi per terra e in disordine, il letto sfatto con lenzuola dall'odore indescrivibile, la scrivania con sopra il computer piena di oggetti incoerenti come ottiche fotografiche, lenti, matite, penne fogli, preservativi. Ma lo spettacolo più agghiacciante era dato dai pannelli di legno truciolato appesi sui muri, ricolmi di foto in cui erano impressi i momenti, le gioie e i dolori di un singolo essere umano: una donna bellissima dai capelli rossi, dagli occhi verde abete e la carnagione vagamente olivastra. La sconosciuta, dal corpo magro e agile, con varie comparse al fianco dovute dalle differenti occasioni, era la protagonista di ogni scatto.
Cena a base di sushi a Chicago Downtown.
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Serata anni '80 al pub tra Ontario e LaSalle.
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Cena da amici in zona Lincoln Park.
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Cambio di biancheria intima a casa.
Click.
Di lato una porticina emanava un bagliore rosso, una camera oscura per pensieri oscuri. Sbadigliò sfregandosi gli occhi intorpiditi per poi frugarsi nelle tasche e trovare un accendino. Subito dopo, si portò alle labbra una sigaretta alla marijuana, importata illegalmente dall'India. Poi, meditando sul prossimo obiettivo, andò in bagno per darsi una rinfrescata e svuotarsi di un grande peso sullo stomaco.
Seduto sul cesso, aspirava con forza la sigaretta e pensava Devo trovare un modo per conoscerla. Ci deve essere un punto di contatto minimo per stare con lei, per guardarla senza dare l'impressione di... essermi fissato maniacalmente... Io... io non sono pazzo. La testa iniziava a pulsare, il cuore pompava nel sangue tutta la sporcizia contenuta nella sigaretta drogata, gli occhi si inumidirono e il bagno iniziò a danzargli intorno. Non credo ci sia stata messa semplice marijuana qui dentro, pensò durante il primo colpo di tosse e, prima di svenire, esclamò con voce fioca: «Merda...»
Un insistente bussare alla porta riportò Richard nel mondo vero, fatto di carne, sangue, sudore ed escrementi. Scosse la testa e si tirò qualche schiaffo sulle guance per riprendersi mentre sentiva ancora nel corpo quella sensazione di vuoto disorientante dovuta alla sigaretta. Si guardò intorno e notò che s'era addormentato sulla tazza, mentre una voce attutita chiedeva dall'esterno se ci fosse qualcuno in casa. Si sciacquò il viso e corse velocemente a mettersi qualcosa addosso per poi scendere giù e vedere chi è che gli stava rompendo le palle. Dalla luce che entrava dalla finestra lasciata aperta in camera, comprese che era giorno, ma non riuscì a dedurre che ora fosse.
La porta continuava a incassare i colpi della persona che lo aveva svegliato e la voce continuava a chiamarlo insistentemente. Lui rispose con un impastatissimo: «Sto arrivandooo!!»
«C'è nessuno?» chiese ancora la voce, ormai stanca di ripetersi.
«Un momento!» rispose Richard che velocemente e senza guardare chi fosse alla porta, aprì rimanendo folgorato: era la donna di cui era ossessionato.
«Salve» disse lei con un lieve imbarazzo «Mi chiamo Kathrine Jones, sono la sua vicina di casa. Per mesi ho visto le tapparelle chiuse e pensavamo che ci vivesse un fantasma. Ma stamane affacciandomi non ho potuto fare a meno di notare che una finestra era spalancata e così ho pensato: “Perché non conoscere il nuovo vicino?”».
Lui rimase senza fiato. Gli obiettivi che usa per “lavoro” non riuscirebbero mai a rendere giustizia a una delle donne più affascinanti del creato. Provò a dire qualcosa ma iniziò a tossire a causa della saliva andata di traverso e di quello che aveva fumato.
«Ehi, tutto bene?» intervenne lei.
Lo sguardo di Richard era perso, il viso stava arrossendo e le tosse era sempre più violenta, asfissiante. Kathrine provò ad assestargli qualche buono schiaffo sulla schiena, per farlo deglutire. E, poco dopo, il rossore scomparve e l'uomo assunse una respirazione e una postura normali.
«Ciao» disse chiosando con un colpettino di tosse e catarro «devo ammettere che non esco molto di casa durante in pieno giorno e, per motivi lavorativi, devo prediligere le albe e i tramonti... E l'altra metà del mio lavoro si svolge qui... Diciamo che non ho molte occasioni per avere interazioni sociali efficienti.»
La donna sgranò gli occhi, poi provò a dire qualcosa ma si fermò.
Richard proseguì: «Comunque mi chiamo Richard, Richard Dunsome, piacere» disse porgendo la mano.
«Il piacere è mio» rispose lei contraccambiando il gesto.
Mentre lui le stringeva la mano, si sentiva combattuto tra la voglia di sapere se tutta quella situazione imbarazzante fosse reale e la paura che si ha quando si tocca la persona più sacra dell'universo. Non sapendo come esprimere al meglio il gesto, infine scelse una via di mezzo, partorendo una stretta di mano grigia e anonima. Ciò nonostante lei non se ne ebbe a male, cosa che destò curiosità in lui.
«Le andrebbe di venire da me per un thé?»
A quella domanda lui si sentì disarmato e privo di ogni capacità di resistere alché rispose con timido cenno d'assenso.
«Facciamo tra mezz'ora?» incalzò lei.
«Beh...» farfugliò Richard.
«Non si faccia pregare, guardi che il tempo scorre per tutti...»
Il tempo scorre per tutti, pensò, ma chi altri aveva usato una simile espressione con me? Mmm... Maledetta marijuana...
«Ok, andata! A tra poco... un secondo, ma lei dove abita?»
«Due case dopo la sua.»
«Allora va bene, Miss Jones...» disse indietreggiando verso casa e appoggiandosi allo stipite della porta.
«Mi chiami Kathrine» lo interruppe lei.
«Ok, Kathrine, il tempo di mettermi in sesto e sarò da lei, va bene?» disse lui chiudendo la porta velocemente.
Poi rimase immobile scrutando attraverso lo spioncino. Il viso deformato e sorridente di lei stava sicuramente pensando a cosa fare durante l'attesa. Lui si voltò di scatto e percorse le scale, dirigendosi verso il bagno per andarsi a svegliare.
Non aveva ancora realizzato che quello che era appena accaduto era vero quanto le parole scritte sin qui.
[CONTINUA...]

giovedì 2 aprile 2009

Booktrailer Ufficiale


Questo è il primo spinoff casalingo, completamente autorprodotto, nel bene e nel male.
Ringrazio Elisabetta, per la pazienza