lunedì 5 aprile 2010

Carta Straccia #11 - Innocenza

Norman entrò nella stanza umida e lercia, con una lampada ad olio. L'aria era pesante, gravida di curiosità e attesa al limite dello spasimo. L'ambiente era quello di una cantina dismessa, polverosa e piena di scatoloni dalla provenienza non identificata coperti da teli bianchi macchiati dal tempo.
Un uomo seduto all'altro lato della stanza, immobile, lo guardava fisso dalle tenebre che lo avvolgevano. Il ragazzo poggiò la lampada ed estrasse dalla tasca un coltellino per incidere su uno dei mattoni del muro il proprio nome a lettere cubitali accanto ad un'altra dozzina di nomi di altri suoi amici.




"Perché tutto questo. Norman?" sospirò l'uomo spazientito. 




"Lo sai, il perché. Io sono l'ultimo. Andrà tutto bene..." rispose il ragazzo che, preso da quella domanda, si avvicinò verso l'ospite, illuminandone il viso macchiato di sangue: la guancia sinistra presentava un solco profondo vecchio di qualche giorno che disegnava un sorriso sbilenco e grottesco sul soggetto. Era legato ad un sedia, le mani immobilizzate sui braccioli, il dorso della mano destra trafitto da una lama. L'uomo prese fiato e rantolò: "Ma, bontà divina, questo ti farà finire all'inferno! Non t'importa delle conseguenze?". Poi tossì per sputare sangue. 




"L'inferno? L'inferno siete voi, Padre Simon! - urlò conficcando il proprio coltellino nella mano ancora buona scatenando un esplosione di dolore -L'inferno erano quegli interminabili incontri serali per la prima comunione pieni di carezze e attenzioni!" strepitò ancora Norman indicandosi il cuore, pulsante di rabbia vendicativa. 




"Vi ho tenuti lontani dalla strada, ho dato a tutti voi un'educazione degna di questo nome!" replicò il prete urlando la propria sofferenza. 




"Ma a quale prezzo? Io mi fidavo di voi!" esclamò l'altro singhiozzando mentre avvicinava la fredda lama alle lacrime dell'altro. Poi si allontanò nelle tenebre piagendo. 




"Io mi fidavo di voi..." continuava a sussurrare nel buio Norman. 




"Norman... ti prego. Questo non è il modo giusto per affrontare la situazione..." disse Padre Simon che, mentre sentiva un fiotto di sangue caldo spandersi copioso sull'abito talare, rantolò in un gorgoglio: "P-p-perdonate-e-e-mi..."



Maximiliano Sanvitale per Carta Straccia
Aprile 2010