
L'atmosfera, da subito amichevole e confortevole, era dovuta innanzitutto alle due persone che gestiscono l'associazione e che mi hanno accolto in sede: Federica e Luisa. Insieme abbiamo sistemato e organizzato la minimostra delle opere del buon FAB, in attesa che Luigi Marrone, il conduttore della serata, arrivasse per iniziare le danze alle ore 21.00.
Già intorno all'ora X sono entrate diverse persone, tutte interessante, incuriosite, di ogni età e, anche in questo momento, ho sentito il calore della loro partecipazione ancor prima di iniziare. Fumo qualche sigaretta e attendo, emozionato, in attesa che la sala si riempia un altro pochino. Poi, intorno alle 21.20, ormai giunto anche Luigi, ci siamo avviati verso gli sgabelli.
La luce era bassa, i microfoni caldi.
S'inizia.

Ma la cosa che più mi ha impressionato, è stata la risposta del pubblico, educato, attento, perciò non sono mancate domande, botta e risposta, battute da ambo i lati della scena, il che mi ha reso felice, soddisfatto, più umano.
Mi è stato chiesto se dobbiamo rassegnarci, se io stesso, mi sono rassegnato.
Mi è stato chiesto se credo davvero (magari solo lo credessi NDA) che gli strumenti informatici siano usati per il controllo sociale privato e fin dove possa spingersi questo Panopticon (per dirla con Jeremy Bentham e Michel Foucault) fatto di reti neurali informatiche, agenti intelligenti, database sterminati, conservati gelosamente in server a noi inaccessibili e, infine, perché i social sono passati dall'essere uno strumento utile alle nostre vite e alla nostra conoscenza all'essere qualcosa di simile a un calderone informe. Credo di aver risposto a tutte queste domande, sperando di aver lasciato un messaggio, una traccia, un senso.
Ringrazio di cuore tutti i presenti, Luisa, Federica, Luigi perché serate così avranno sempre un posto speciale nel mio palazzo della memoria.
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