giovedì 30 settembre 2010

Quel Buco - Carta Straccia #15



Apro gli occhi.
Buio.
Buio nel buco di merda nel quale sono piombato.
Gratto, annaspo, tasto tentoni l'oscurità che pervade questo cacatoio. L'odore, l'odore di urina e sangue mi soffoca. Mi sento fradicio fino al midollo osseo. Cos'è questa melma che mi arriva alle ginocchia? Dove sono capitato?
Mi tocco le tasche, in cerca di luminose certezze. Le sento. Tasca posteriore destra. Pacchetto di sigarette e accendino. Mi metto in bocca una bionda per stemperare la tensione. Accendo, il bagliore intorno a me mostra muri nudi e umidi. Un pozzo.
Ora ricordo. Camminavo per le campagne, una passeggiata per rilassarmi dopo cena. Poi ricordo di essere scivolato e poi... eccomi qui.
La fiamma scotta, quasi getto l'accendino in acqua. Resisto. La sigaretta mi tiene vivo, la nicotina mi tiene sveglio. In attesa che l'accendino si raffreddi, con la punta incandescente della bionda faccio due tiri per illuminare il pelo d'acqua. Toh, guarda. Un sasso.
Ehi, aspetta i sassi non galleggiano.
Afferro quella sagoma porosa e vedo me stesso. La mia testa staccata di netto. Sgrano gli occhi, tiro più forte dal filtro, la schiumo. No, il fetore di questo posto sta iniziando a darmi alla testa.
Pensa, rifletti. Come si esce da un pozzo tanto profondo? Si attende il giorno dopo. Ovvio, no?
L'adrenalina della scoperta cessa il suo effetto, inizia il dolore. Un forte dolore alla caviglia sinistra e al braccio sinistro. Ero caduto. Il fango deve aver attutito l'urto, m’ha salvato, ma ora sento tutti gli acciacchi.
Merda. Come si esce di qui?
Forse, aspetta. Forse posso misurare con le braccia il diametro del pozzo. Sì, è un cerchio, sì le mie braccia ci stanno strette. Ottimo, posso iniziare a risalire. Prego il cervello di rilasciare altro neurostimolante e altro anestetico nel mio organismo. Salgo, infilo i miei arti nelle crepe tra i mattoni, come un quadrumane. Ecco, inizio a sentire l'aria più pulita. Ecco, inizio a vedere il bagliore delle stelle. Appena poggio le mani lorde sul bordo di pietra perdo la presa, perdo le mani, tagliate da nere mannaie, facendomi morire piombando nel buio dell'eternità.

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