mercoledì 22 luglio 2009

Romanzo Grunge: finalmente si torna “on the road”


Ho avuto modo di leggere in questi ultimi giorni “Romanzo Grunge (titolo da cambiare)” di Severino Iuliano, edito da Demian nel 2008. Conosco l’autore da tempo ma avevo visto solo la sua produzione audio/video con il fratello Aldo, di progetti scritti s’era parlato a voce ma attendevo al varco una sua uscita nel settore della narrativa contemporanea. Questo libricino d’esordio (il formato è pocket, ottima scelta editoriale) consta di ben 248 pagine tutte tenute insieme da una meccanica narrativa serrata, flash back e momenti “di viaggio” piazzati nei punti giusti della storia.

Il titolo: l’uso dell’aggettivo “grunge” non è forzato o privo di significato perché la storia parla di tre ragazzi americani di periferia (Joel, Simon e Sal) che vivono la loro vita seguendo, ascoltando, respirando il “grunge”, genere musicale che ha rivoluzionato il rock all'inizio degli anni 90, spiazzando l’imperante heavy metal vincitore degli anni 80. QuindiHo avuto modo di leggere in questi ultimi giorni “Romanzo Grunge (titolo da cambiare)” di Severino Iuliano, edito da Demian nel 2008. Conosco l’autore da tempo ma avevo visto solo la sua produzione audio/video con il fratello Aldo, di progetti scritti s’era parlato a voce ma attendevo al varco una sua uscita nel settore della narrativa contemporanea. Questo libricino d’esordio (il formato è pocket, ottima scelta editoriale) consta di ben 248 pagine tutte tenute insieme da una meccanica narrativa serrata, flash back e momenti “di viaggio” piazzati nei punti giusti della storia.

Il titolo: l’uso dell’aggettivo “grunge” non è forzato o privo di significato perché la storia parla di tre ragazzi americani di periferia (Joel, Simon e Sal) che vivono la loro vita seguendo, ascoltando, respirando il “grunge”, genere musicale che ha rivoluzionato il rock all'inizio degli anni 90, spiazzando l’imperante heavy metal vincitore degli anni 80. Quindi: canzoni semplici, d’impatto, orecchiabili che s’insinuano subito nelle vene e fanno scuotere la testa a ritmo. I loro maggiori epigoni sono stati Pearl Jam, Nirvana, Pixies, Soundgarden, Alice in Chains che, ovviamente, hanno  fortemente influenzato i personaggi della storia: i tre, infatti, vestono camicie di flanella e jeans e parlano in una maniera colorita, vivace (qui meriterebbe una menzione a parte il nonno di Sal, ovvero una specie di “Nonno Grunge”) e a tratti violenta. I tre, inoltre, sono caratterizzati dall’uso di droghe psicotrope, dall’andare a feste d’ogni tipo e dal detestare il metallaro “true”, senza macchia e senza paura. Ma questa non è che la superficie dell’opera.

La trama: come già anticipato, il racconto è complesso, lo svolgersi degli eventi è non-lineare, serrato, sembra sempre che la tensione narrativa raggiunga il suo massimo per poi tornare sotto controllo, diretta come un treno verso un esplosivo quanto spiazzante finale. La colonna sonora, perché qui proprio di questo si tratta, è stata “composta su carta” dai pezzi più famosi degli artisti sopracitati,i cui pezzi spesso vengono tirati in ballo nelle più svariate situazioni (vedi la “serata della castagnata”). Inoltre, l’ambientazione degli eventi è caratterizzata dal tema del “viaggio” e della “ricerca di senso”, attraversando l’America dalla periferia verso il grande centro metropolitano. Lo stile non è mai piatto e l’autore, cerca soluzioni originali anche a livello di meta-narrazione (memorabile, a parere di chi scrive, il momento in cui le azioni dei personaggi hanno effetto sul narratore stesso).

Il messaggio: ogni libro contiene un messaggio che si vuole lasciare ai lettori. Naturalmente è il destinatario della comunicazione che interpreta e fa propria la comunicazione di chi scrive, quindi, posso dirvi solo quello che ci ho visto leggendolo attentamente. Difatti, Severino Iuliano lascia al lettore un forte messaggio di rifiuto e ribellione verso l’esistente, una rabbia frustrata, un greve senso di nichilismo e di completa privazione del futuro. Nella fattispecie, IL NOSTRO, Quello della generazione nata a cavallo tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80.

Insomma, un libro che si fa leggere portando il lettore attraverso un ricco flusso di storie e tragedie umane che s’intrecciano, si mescolano, annullandosi nella folle corsa delle tre menti “on the road”. Un libro a tratti duro e spietato, ma fatto per tutti coloro che hanno intenzione di svecchiare le proprie esperienze di lettura e rinfoltire la propria teca con un testo che, se non ora, tra qualche anno tornerà prepotentemente a far parlare di sé.

Chapeau.



Maximiliano “ma-che-cazzo-scrivi-su-questo-blog” Sanvitale

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