mercoledì 21 ottobre 2009
Chiedete alla polvere
Titolo un po’ Dickiano (ricordate la polvere invasiva/corrosiva di “Anche gli androidi sognano pecore elettriche?”) ma molto evocativo, questo “Polvere sulla testa” di Fabio Di Campli, creativo ortonese, si presenta così: la copertina è oscura, semplicemente elegante. Il formato è quadrato, forse un po’ inusuale per la pubblicazione di racconti adult oriented.
Poi si entra dentro. Una storia che si può leggere gradevolmente tutta d’un fiato. E’ breve, concisa, graffiante. Ma sarei ingeneroso, e io non posso permettermi di esserlo.
Il protagonista della storia agisce aristotelicamente: la storia nel suo essere succinta rispetta l’unità di tempo, di spazio, d’azione. Egli cammina, cerca, osserva, scruta. Cosa? Se stesso? La verità sul mondo totalitario che circonda, ghermisce, schiaccia ogni identità individuale?
L’angoscia, il senso di alienante solitudine nella propria unicità, un desertico dolore. La consapevolezza della propria unicità che non può essere demandata ad un numero stampato su di un chip impiantato. Né al cieco assenso a un regime.
E, parafrasando il Ridley Scott di Blade Runner, tutto questo finirà, come lacrime nella polvere.
Maximiliano Sanvitale
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